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Per la domenica XXVI anno B

Non si deve essere gelosi dei doni di Dio, del suo spirito; non ci si deve considerare come dei padroni, con il potere di fissare noi il cammino, gli spazi e la quantità delle grazie del Signore. Al contrario: dove constatiamo un dono di Dio ce ne dobbiamo rallegrare. Se ce ne dispiacciamo significa che ricerchiamo noi stessi, non la gloria di Dio e il servizio del prossimo e della Chiesa. Quante volte, purtroppo, usiamo la fede non per fare del bene agli altri, ma per allontanarli dal bene con la nostra superbia, il nostro egoismo, la nostra arroganza. Gesù nel Vangelo, infatti, ci esorta a non diventare gelosi nel bene, orgogliosi nelle nostre sicurezze, sprezzanti verso coloro che sembrano lontani da Dio. Gesù vuole far capire a Giovanni e agli altri che non devono scandalizzarsi perché Dio ama ogni persona e se noi amiamo Dio dobbiamo avere un cuore grande come il Suo. (don Lucio D'Abbraccio).

Aggiungo che casomai dobbiamo aver paura di noi stessi e degli scandali che possiamo procurare disprezzando i piccoli che credono, non facendo sufficiente attenzione ai gesti di superbia (se la tua mano ti scandalizza), agli sguardi di disprezzo (se il tuo occhio ti scandalizza), alle scelte anti evangeliche (se il tuo piede ti scandalizza) che compiamo.

 

Domande    

 

Essere discepolo di Gesù mi aiuta ad accogliere chi non condivide le mie scelte? 

 

    Preghiera

      

O Dio,
che in ogni tempo
hai parlato al tuo popolo per bocca dei profeti,
effondi il tuo Spirito,
perché ogni uomo sia ricco del tuo dono,
e a tutti i popoli della terra
siano annunciate le meraviglie del tuo amore..

Proposta    

 

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Commenti: 4
  • #1

    don Claudio (venerdì, 24 settembre 2021 17:54)

    Gesù invita a non essere settari, a non ragionare per partito preso, per pensiero di gruppo. Invita a riconoscere il bene fuori delle nostre cerchie e casomai il male che c'è all'interno di noi. Non che sia tutto bene ciò che luccica fuori di noi né tutto male quello che facciamo noi, ma ci chiede di non fermarci compiaciuti a contemplare solo i nostri meriti, ma a fare attenzione e ad apprezzare il bene che ci sta attorno e ad aiutare chi è semplice nella fede.
    La forte dichiarazione su chi fa del male ai piccoli (sarebbe meglio si mettesse la macina al collo...), in ordine alla fede, serve a renderci conto di quanto sia bello e importante seguire con dedizione e amore la loro crescita, non solo fisica e sociale, ma anche spirituale, ad essere veri padri e madri che cercano il bene dei piccoli nel dar loro l'esempio di una vita bella insieme con Lui, Gesù.

  • #2

    Vanessa (sabato, 25 settembre 2021 18:00)

    Penso che in realtà accogliere sia tra le cose più difficili da compiere. Anche nei confronti di chi la pensa come me, di chi mi sta simpatico o è buono ecc. Figuriamoci nemici e chi la pensa diversamente da noi! Non è mai facile e spontaneo, immediato (almeno per me!) fare spazio, svuotarsi per gli altri...per lasciarci "riempire" dagli altri, permettere agli altri di trovare in noi un appoggio, un conforto, una casa anche addirittura. Eppure è proprio la vocazione del cristiano. Accogliere senza pretendere e senza giudicare. Dunque direi che proprio essendo discepoli di Gesù possiamo accogliere chi non la pensa come noi. Ribadisco, come in altre riflessioni qui, che io personalmente mi sono trovata e mi trovo bene e accolta di più con i non credenti. Con coloro che comunque cercano, fanno domande, vogliono confrontarsi e capire. Azzardo a dire che a volte mi sembrano più autentici e coraggiosi nell'essere se stessi, senza per forza voler dimostrare una perfezione o un contegno che non è detto esistano! O forse sono semplicemente più schietti e diretti. Si presentano per come sono. Per me è sempre stato arricchente confrontarmi con i non credenti. Imparavo comunque anch'io qualcosa. Imparavo i loro bisogni e le loro aspirazioni. Venivo a conoscenza di situazioni per cui pregare e da accompagnare comunque con rispetto. Imparavo a fare un passo indietro con umiltà perché c'era la presenza di un altro. Anche chi lancia provocazioni e frecciatine, anche piuttosto pesanti o fastidiose, in realtà sta chiedendo aiuto, spiegazioni, speranza...È doloroso, certo, constatare che ci sono persone che fanno scelte "di morte" appellandosi a una a volte ingannevole libertà di scelta e di opinione. <<Ognuno è libero di fare quello che vuole, che si sente, con il suo corpo, con le sue idee ecc>>. Non proprio. Ognuno è servo di chi decide di servire! E in base al "padrone" scelto, è libero o schiavo. O Dio, la verità, la bontà, il bene, la vita, il rispetto, l'amore; o gli idoli...Come diceva se non sbaglio Aristotele: <<Sii padrone della tua volontà e schiavo della tua coscienza>>. Ed è ancora più grave e doloroso quando certe scelte vengono fatte per interessi o per adattare le cose, o peggio la verità, a volte perfino le Sacre Scritture, alla propria visione, senza tener conto degli altri, senza cercare veramente il bene e la verità autentica. Credo in ogni caso che l'unica cosa importante che spetta a noi cristiani è dare testimonianza che c'è un Dio Padre che ama e basta. Senza condizioni o clausole, senza preferenze o distinzioni, che ama sempre, non solo quando "ci comportiamo bene". Far comprendere a chi abbiamo di fronte, fosse anche il più incallito peccatore, che certo il male è male e va sradicato, allontanato, combattuto, ma non per buonismo o moralismo, bensì per essere vivi, liberi e felici. Che non va bene qualsiasi cosa. Ma che comunque è amato e accolto, e che solo Dio conosce davvero ogni cosa, il cuore e la mente di ogni uomo, e può giudicare. Anche quando le strade dovessero dividersi, anche quando "proprio non ce n'è" e dobbiamo <<scuotere la polvere dai nostri piedi e andarcene>>. Non sarà sempre facile ricordarsi tutto questo e metterlo in pratica, io stessa vengo meno, ovviamente, siamo umani, peccatori e deboli prima di tutto; ma da cristiani dobbiamo impegnarci a provarci. Il resto lo farà Dio.
    E visto che questa domanda parla un po' di legittima differenza tra credenti, cristiani e non, lascio una sorta di poesia in cui mi sono imbattuta sul web che mi ha colpito e mi è piaciuta tantissimo:

    Quando dico che <<sono un cristiano>>, non sto gridando che <<sto vivendo in modo puro, pulito>>. Sto sussurrando <<ero perso ma ora sono stato trovato e perdonato>>.

    Quando dico <<sono un cristiano>>, non parlo di questo con orgoglio. Sto confessando che inciampo e che ho bisogno che Cristo sia la mia guida.

    Quando dico <<sono un cristiano>>, non sto cercando di essere forte. Sto professando che sono debole e ho bisogno della Sua forza per andare avanti.

    Quando dico <<sono un cristiano>>, non mi sto vantando dei successi. Sto ammettendo che ho fallito e ho bisogno di Dio per ripulire il mio disastro.

    Quando dico <<sono un cristiano>>, non sto pretendendo di essere perfetto. Le mie mancanze sono fin troppo visibili, ma Dio crede che io valgo la pena.

    Quando dico <<sono un cristiano>>, continuo a sentire il pungolo del dolore. Ho la mia parte di dolori e sofferenze, quindi invoco il Suo Nome.

    Quando dico <<sono un cristiano>>, non sono più santo di te. Sono solo un semplice peccatore che ha ricevuto la grazia di Dio, in qualche modo!

  • #3

    don Claudio (giovedì, 26 settembre 2024 12:29)

    “Quando moriremo, nessuno guarderà a quanto siamo stati credenti, ma credibili”. (Rosario Livatino, beato dal 2021, magistrato assassinato dalla mafia).
    Quando uno fa il bene non può che essere dalla parte di Gesù, a qualunque gruppo appartenga. Quando uno fa il male, non può che essere contro Gesù, anche se è credente. Anzi, può essere di scandalo a chi vorrebbe quasi quasi credere, ma poi vedendo il male nei credenti si tira indietro.
    Il male in noi, ecco il lavoro da compiere ogni giorno, ogni momento: dare un taglio netto, senza connivenze, mezze misure, attendismi. Non può esserci in noi il mantenere una zona d’ombra al vangelo, un lasciare intoccati degli argomenti che riteniamo non giudicabili dal vangelo ma solo da noi. Anche il mafioso può fare i suoi altarini ai santi, pensando di essere da loro benedetto. così anche nel nostro cuore ci possono essere zone in cui non vogliamo che Cristo entri a giudicare. Pensiamo al tema della giustizia sociale, della ricerca della pace vera, del rispetto della natura per noi e chi verrà dopo, dell'apertura alla vita, dell’accoglienza dei migranti, della stessa partecipazione alla vita della chiesa e ai sacramenti. Si, Cristo e la mia coscienza dicono così, però come si fa…
    Abbiamo un dono grande, grandissimo, che è il Vangelo, e questo dono è per tutti. Quanto so condividerlo non a parole ma con i mio atteggiamento? Quanto mi sento fratello amato da Cristo chiamato ad amare i fratelli, tutti?
    Essere di Cristo non è un’esclusiva, nè è escludente gli altri, anzi è un dono che mi apre a tutti. Ci può essere invidia o cattiveria verso di me o di noi come chiesa, ma non è questo il problema. Quello vero è lasciarci spingere continuamente dallo Spirito Santo a vivere rapporti rinnovati, con la buona volontà e la capacità di collaborare con tutti, anche se non siamo riconosciuti o immediatamente apprezzati. La nostra paga è il bene fatto e soprattutto il bene che ci attendiamo da Dio. Lo so, è facile a dirsi, ma se siamo fedeli a Cristo, lui ha fatto così con noi, restando fedele al Padre.
    “Quando moriremo, nessuno guarderà a quanto siamo stati credenti, ma credibili”. E anche Dio farà così.

  • #4

    Fiorenzo (giovedì, 26 settembre 2024 17:04)

    Nel faticare di essere coerente come cristiano, sempre più spesso mi accorgo di rilevare i lati negativi degli altri. Parlo soprattutto di oggettività, do poco (o niente) spazio a dimostrare che le scelte altrui possono essere più confacenti ad un approccio di discepolo di Gesù