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Per la domenica XXV del t. ordinario anno B

Gesù pronuncia un altro "SE". Domenica scorsa era "Se un vuol essere mio discepolo, prenda la sua Croce e mi segua", oggi "Se uno vuol essere il primo sia il servitore di tutti".

C'è un desiderio profondo dentro di noi, quello di essere persone riuscite, appagate da ciò che fanno, apprezzate dagli altri, capaci di influenzare con le proprie scelte l'andamento della vita degli altri.

E' il tema dell'esercizio del potere sugli altri, che ci da l'illusione di essere qualcuno e ci toglie dalla vertigine del senso di fallimento e di inutilità. 

Gesù stesso ha dovuto lottare contro questa tentazione (vedi le tentazioni nel deserto), e si pone al centro dell'attenzione dei discepoli come "servo". Lo fa mettendo a sua volta al centro un bambino (all'epoca il bambino era il garzone, il servo di tutti).

La proposta è duplice: accogliere il bambino, cioè il piccolo, l'ultima ruota del carro, e il diventare bambino, ossia il farsi servo di tutti. Sono le due cose che lo stesso Gesù ha fatto accogliendo i malati, i peccatori, gli esclusi, e facendosi nostro Servo col donare la vita a ciascuno di noi dalla Croce.

Accogliendo il piccolo noi accogliamo Gesù stesso. Diventando servi a nostra volta noi viviamo rapporti di reciproco dono, annullando in noi la vertigine del potere.

Domande    

 

1.  Accogliere il bambino per me, cosa significa?

2.  Diventare bambino cosa significa?

    Preghiera

      

O Dio, sorgente della vita,

davanti a te il più grande è colui che serve:
donaci la sapienza che viene dall’alto,
perché accogliendo i piccoli e gli ultimi
riconosciamo in loro la misura del tuo regno.

Proposta    

 

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Commenti: 2
  • #1

    Vanessa (mercoledì, 15 settembre 2021 11:41)

    1) Ho avuto svariate esperienze con i bambini: la primissima è stato uno stage in un asilo in terza superiore. Poi con due bambini di 6 e 4 anni, nipoti di amici di mia sorella, con una storia difficile. Ero sempre felice di andare a trovare questi due bambini e sapendo la loro storia mi affezionai ancora di più. E loro ricambiavano essendo affettuosi e giocherelloni. E in oratorio come educatrice ACR, animatrice Grest e catechista. Poi, dopo un anno di servizio civile, ho continuato come baby-sitter, e sono partita proprio col botto: una bambina di 4 mesi! Insieme a suo fratello di 8 anni, che però essendo a scuola, vedevo un po' meno rispetto alla bambina. E dopo di loro ho continuato e continuo ancora oggi, incastrando con il mio lavoro. Devo dire che quelli più piccolini hanno sempre avuto il mio speciale affetto e la mia speciale attenzione, è sempre stato più forte di me. E non era mica tutto sempre così facile eh. Ma ad esempio quando stringevo tra le braccia quelli piccoli piccoli per addormentarli, coccolarli, dare il biberon o farli giocare, mi sembrava di stringere l'universo intero! Come se fossero loro a tenere me e non il contrario. Il male scompariva, scappava a gambe levate! Perché il male, come dice Santa Teresa di Lisieux, strepita tanto ma scappa da vigliacco di fronte all'innocenza dei bambini.
    Accogliere e prendersi cura di questi piccoli mi ha fatto e mi fa sentire utile, piena e felice, perché ti prendi cura di qualcuno che ha bisogno di te, che conta su di te, che è contento che tu sia lì con lui, fidandosi totalmente e riempiendoti pure dei suoi caratteristici regali: disegni, braccialettini, perfino caramelle, frutta e popcorn e patatine! Ma soprattutto sorrisi, risate e abbracci. Quando ti corrono incontro urlando il tuo nome, è indescrivibile e impagabile! E oso dire che Dio parla anche attraverso di loro...Un piccolo aneddoto, sperando di non annoiare e di non essere troppo lunga, che mi sento di condividere per l'impatto e la bellezza che ha avuto su di me. Un paio d'anni fa, prima della pandemia, un giorno sono andata come mio solito dai bambini che seguivo in quel periodo. Non feci in tempo a mettere piede in casa che una delle bambine volle subito raccontarmi entusiasta tutta la storia del film d'animazione che aveva visto da poco al cinema, e molto in voga in questo tempo tra le bambine: Frozen 2! Mi raccontò tutta la trama ovviamente (e io ero gioiosa nell'ascoltarla, perché lei era felice di raccontare!) e alla fine mi disse che la protagonista, la regina Elsa, lascia tutto: il trono, il suo regno e il suo paese, l'amata sorella e i suoi amici, per andare a prendersi cura di una foresta incantata, abbastanza lontana. Io, "andando un po' dietro" alla bambina, le chiesi <<Ma no, ma come mai Elsa lascia il suo regno, il suo paese?>> ecc. E lei mi rispose subito tutta convinta: <<Perché sennò non sarebbe stata felice>>. Mi pietrificai a quelle sue parole! Anzi, se avete un po' in mente il film, mi congelai! Poi riprese a giocare e arrivarono anche le sue sorelle e allora mi ripresi anch'io. Ma non dimentico quella frase. D'altronde però anche il salmo 8 dice <<Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari>>.
    Sì, a volte capita di perdere la pazienza con loro, capita di sgridarli magari quasi "inutilmente", ma l'importante è che sentano che continuiamo ad amarli, e che riusciamo a chiedere loro scusa se con loro sbagliamo. Provare per credere: ho incontrato un sorriso quando mi è capitato, loro non sono macchiati dall'orgoglio come gli adulti. E sentendo le scuse non si gonfiano, ma sono felici perché si sentono amati e rispettati, valorizzati. E loro perdonano e dimenticano subito e facilmente. Un grande esempio. In fondo alla fine desiderano solo essere e sentirsi appunto accompagnati e amati. E lo desiderano anche "i grandi"...
    Chiudo con una frase di tal Fëdor Dostoevskij, tratta dal libro di cui avevo già scritto in questo blog, "Il rifugio": <<L'anima guarisce stando con i bambini>>.

  • #2

    Vanessa (mercoledì, 15 settembre 2021 11:42)

    2) Significa essere e sentirsi liberi, saper sognare, saper stupirsi della bellezza e dei colori dei fiori, del canto e del volo degli uccelli e delle farfalle, e della loro trasformazione da larve e bruchi. Stupirsi della primavera e dell'estate che tornano sempre dopo l'inverno, del cielo stellato, della creazione tutta. Saper commuoversi per una poesia o della musica o un bel film. Saper essere grati umilmente e di cuore per ciò che siamo e abbiamo e che riceviamo, riconoscendo che ci viene da un Padre che ci ama e si prende cura di noi, non viene dai soli nostri sforzi. Non prendere tutto troppo sul serio e saper ridere e scherzare anche del niente. Non certo essere infantili o aver la famosa sindrome da Peter Pan. Gesù non ci vuole infantili, ma bambini. Cioè piccoli, umili, senza invidie, senza il desiderio e comportamenti da "comandoni" sugli altri, solo per voler nascondere, anche a se stessi, le proprie paure, fragilità e insicurezze.
    La vita è dura e difficile per tutti e non si può certo essere ingenui, bisogna anche essere realisti e pragmatici, pratici. Essere seri, ma la serietà della responsabilità, non dei "musoni". Perché la vita è anche bellezza, sogno e poesia e chi non si fa bambino si perde la parte migliore e più vera di essa!