Oggi Gesù pronuncia “Effata” cioè “Apriti” su tutte le nostre chiusure e lo fa fisicamente: dita, saliva, lingua, toccare, sono cose di una concretezza estrema. È il contatto con la realtà quotidiana l'occasione che spesso il Signore ci dà per guarire. La guarigione spirituale la troviamo nel lasciarci “toccare” dalla realtà che viviamo, non nei ragionamenti. Insomma, a volte non basta mettere in ordine le idee ma abbiamo bisogno dell'incontro/scontro con la quotidianità.
In questi ultimi anni, ho scoperto che la cosa più difficile non è guarire, ma dare nome al dolore, alle fragilità, alle ferite. E' da questo riconoscimento che parte la possibilità della guarigione. Il Signore, oggi, ci ridona questa possibilità. Possiamo guarire, se lo vogliamo. Possiamo liberarci dalle schiavitù che ci imprigionano, se lo desideriamo. Possiamo essere uomini nuovi, se ci lasciamo rinnovare dall'amore.
Vivere è percorrere lo stesso cammino del sordomuto della Decapoli: Dal silenzio alla parola.
«Il primo servizio che dobbiamo rendere ai fratelli è quello dell'ascolto. Chi non sa ascoltare il proprio fratello presto non saprà neppure ascoltare Dio, sarà sempre lui a parlare, anche con il Signore» (Bonhoffer).
In molte famiglie si parla tra sordi diventando culle di silenzio e solitudini. Chi non ascolta perde la parola, perché parla senza toccare il cuore dell'altro. Si guarisce dalla povertà delle parole solo quando si ha un cuore che ascolta.
(P. De Martino)
Domande
1. Il Signore viene a cercarci e a guarirci, e lo fa con un contatto personale, fisico anche. C'è stato anche per me?
2. Apriti! Che significa per me?
Preghiera
O Padre, che scegli i piccoli e i poveri
per farli ricchi nella fede ed eredi del tuo regno,
dona coraggio agli smarriti di cuore,
perché conoscano il tuo amore
e cantino con noi le meraviglie che tu hai compiuto.
Proposta
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MArisa Girardi (martedì, 31 agosto 2021 12:47)
E proprio vero Gesù ci ascolta e ci aiuta io avrei tante cose da chiederti ma non sono degnati lo aa lreche chiedo sempre grazie Gesù di tutto quello che fai per me
Angela (venerdì, 03 settembre 2021 20:18)
Apriti! Questa parola per me assume tanti significati che toccano la mia vita, ma ce ne è uno che ricorre spesso: andare verso l’altro quando è molto difficile, quando l’altro mette in discussione le tue scelte, i tuoi valori. Apriti! Diventa così per me un continuo accogliere l’altro testimoniando con coerenza il mio essere di Cristo
Emanuela (venerdì, 03 settembre 2021 20:57)
Apriti! Il Signore mi sollecita ad aprirmi all'ascolto attento e attivo dell'altro, con la sospensione del giudizio e la disponibilità ad accogliere i bisogni dell'altro: una scommessa ardua! Con il passare degli anni ed il diradarsi degli impegni extra lavorativi ed extra famigliari apprezzo il dilatarsi del tempo e la maggior disponibilità all' ascolto, al dialogo... Non è tempo perso bensì ricchezza per il cuore.
don Claudio (sabato, 04 settembre 2021 16:00)
Il contatto con la realtà è un atteggiamento che può derivare dalla fede in Gesù che si incontra con me. Ma non sempre mi trova aperto e attento alle persone e alle situazioni. Se preferisco chiudermi nei miei pensieri e preoccupazioni, perdo di vista non solo chi è vicino a me ma anche la volontà di Dio e la presenza di Cristo che sempre mi accompagna. La cosa può ripetersi anche nella stessa preghiera, dove l'apertura al Padre dovrebbe essere più forte e invece...
Da piccolo erano gli scappellotti della mamma a farmi prendere coscienza che i miei erano solo capricci, come i brutti voti e le note mi hanno spronato a fare meglio, gli esempi degli amici mi hanno fatto pensare alla bontà mie scelte.
Padre tu mi conosci e sai quanto sono chiuso alla voce del Tuo Figlio e sordo al richiamo della tua volontà. Apri ancora i miei orecchi e fa' che sia ancora Lui ad aprire i miei orecchi e la mia bocca per ascoltare la Sua Parola proclamarla.
don Claudio (venerdì, 06 settembre 2024 17:55)
Gesù guarisce ogni genere di male, ma non è principalmente un guaritore. Attraverso questi segni di guarigione rivela chi Lui è: con gli zoppi invita a camminare, con i sordomuti ad ascoltare e a parlare, con i pescatori a pescare uomini, con i morti risuscitati a dare la vita. I miracolati sono invitati a esprimere la vocazione umana a rispondere con tutto se stessi al compito di essere in cammino, di essere capaci di amare, servire, dare la vita: come Gesù.
Oggi il segno è quello del sordomuto: se ne conosciamo qualcuno sappiamo cosa significa non sentire. Il sordo vorrebbe partecipare ad un dono grande che Dio ha dato per la costruzione della comunità umana: il dialogo. Oggi ci sono per fortuna molti mezzi a loro disposizione che sopperiscono a questo deficit: il linguaggio dei segni, internet e i messaggi scritti, le scuole per leggere il labiale e per parlare anche senza sentirsi.
Loro ci dicono quanto grande e potente sia il dono della parola, che nasce dall’ascolto. Il Figlio di Dio è per definizione Parola di Dio per noi, e c’è un ascolto che fa nascere la fede, o meglio la fede stessa nasce da un ascolto che non è solo quello degli orecchi ma è quello del cuore. E dall’ascolto nasce anche la predicazione: ho creduto perciò ho parlato, dice san Paolo riprendendo un salmo.
C’è un segno nel Battesimo che richiama il miracolo di oggi: il rito dell’Effatà, porta proprio il nome della parola detta da Gesù in aramaico: Apriti! Il sacerdote la pronuncia toccando l'orecchio e la bocca del battezzato. Questa parola è stata pronunciata su ciascuno di noi: siamo stati aperti alla grazia di Dio, alla sua parola, siamo persone che possono parlare con Dio! Dio non è più un “assurdo” perché non siamo più sordi verso di Lui. Il dialogo con lui è quello che ci fa vivere perché entriamo in una relazione che ci permette di godere di una comunicazione vera.
Quante volte le nostre parole non sono una vera comunicazione. Ci domandiamo: come mai tanta solitudine che genera persone disadattate e nemiche degli altri? Ragazzi che diventano nemici della loro famiglia? Perché mancano parole vere e buone che parlino al cuore.
Due cose possiamo fare da subito, allora: chiedere a Dio di essere in ascolto sincero di Lui, che solo può rompere la nostra solitudine, e vivere l’impegno a dire solo parole che siano vere e buone, limitando tutto quello che non va in questa direzione.
Così pregava sant’Agostino nel finire del quarto secolo d. C.:
Tardi ti ho amato,
bellezza così antica e così nuova,
tardi ti ho amato.
Tu eri dentro di me, e io fuori.
E là ti cercavo.
Deforme, mi gettavo
sulle belle forme delle tue creature.
Tu eri con me, ma io non ero con te.
Mi tenevano lontano da te
quelle creature che non esisterebbero
se non esistessero in te.
Mi hai chiamato,
e il tuo grido ha squarciato la mia sordità.
Hai mandato un baleno,
e il tuo splendore
ha dissipato la mia cecità.
Hai effuso il tuo profumo;
l'ho aspirato e ora anelo a te.
Ti ho gustato,
e ora ho fame e sete di te.
Mi hai toccato,
e ora ardo dal desiderio della tua pace.