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Aquileia e Castelmonte, 27 ottobre 2022

Pellegrinaggio diocesano dell’Apostolato della Preghiera a Castelmonte e Aquileia

Giovedì 27 ottobre 2022
Testi durante il viaggio in corriera

da leggere durante il viaggio di andata avvicinandosi ad Aquileia
AQUILEIA
Aquileia venne fondata nel 181 a.C. come colonia romana e
come postazione offensiva per le operazioni militari contro i
Galli ed ebbe inizialmente la struttura del presidio militare: un
quadrato suddiviso dall’incrocio delle due strade principali e
colonizzato da più di tremila soldati-coloni.
Aquileia acquistò importanza come emporio commerciale che
corrispose all’ampliamento dell’antico abitato, dotato di un porto fluviale e di splendidi edifici pubblici. Abili
artigiani erano maestri d’oreficeria, lavoravano il vetro e la terracotta, il marmo e la pietra, e realizzarono
mosaici di particolare bellezza.
Con l’imperatore Diocleziano, divenne una delle più grandi città dell’impero romano, dotata di una zecca e
di una flotta.
Nel frattempo si era formata una Comunità cristiana libera di professare la propria fede. Il vescovo Teodoro
fece costruire un complesso per il culto e da qui partì l’evangelizzazione dell’Istria e dei Balcani, dell’Ungheria
e dei territori che arrivano fino al Danubio facendo di Aquileia una delle maggiori sedi vescovili della
cristianità.
Dopo l’assedio di Attila nel 452, Aquileia tornò a fiorire grazie all’appoggio di Carlo Magno che permise il
ritorno del Patriarca Massenzio e restituì la città ai primitivi fasti. Nel 1420 la Repubblica di Venezia
determinò la fine del governo patriarcale. Da quel momento in poi Aquileia, territorio austriaco fino alla
prima guerra mondiale, conobbe una progressiva decadenza economica, sociale ed abitativa.
BASILICA DI AQUILEIA
La Basilica di Aquileia, dedicata alla Vergine e ai santi Ermacora e Fortunato, ha una storia architettonica le
cui radici affondano negli anni immediatamente successivi al 313 d.C. quando, grazie all’Editto di Milano che
poneva termine alle persecuzioni religiose, la comunità cristiana ebbe la possibilità di edificare liberamente
il primo edificio di culto. Nei secoli successivi, dopo la distruzione di questa prima chiesa, sede vescovile, gli
aquileiesi la ricostruirono per ben quattro volte.
L’attuale Basilica si presenta in forme romanico-gotiche. L’interno, maestoso e solenne, è permeato di
un'intensa spiritualità. Il pavimento è costituito da un meraviglioso mosaico policromo del IV secolo, portato
alla luce negli anni 1909-12; l’elegante soffitto ligneo a carena di nave risale al XV secolo; tra il pavimento e
il soffitto, quindi, sono racchiusi oltre mille anni di vicende storico-artistiche.
Il pavimento è il più esteso mosaico paleocristiano del mondo occidentale (ben 760 m2). Il mosaico è stato
parzialmente rovinato dalla messa in opera delle colonne della navata di destra.
Il mosaico ricopriva l’Aula Sud di Teodoro, uno dei tre ambienti principali che costituivano la sede vescovile
eretta al tempo dell’imperatore Costantino. Teodoro infatti, ricordato nell’epigrafe inserita nel pavimento
(nella Scena di Pesca), aveva costruito un complesso cultuale perfettamente rispondente alle esigenze
liturgiche del tempo. Acquistata la zona urbana dove sorgevano alcuni magazzini, li demolì ed innalzò un
complesso ad U.

SANTI ERMACORA E FORTUNATO
Secondo il Catalogo episcopale aquileiese, nel III secolo d.C., Ermacora e Fortunato
furono il primo vescovo e il suo diacono. Nella loro «passio» si racconta che l’apostolo
Pietro, mentre si trovava a Roma, incaricò il discepolo ed evangelista Marco di
diffondere la buona novella nella città di Aquileia. Nella metropoli altoadriatica, Marco
guarì un giovane lebbroso e convertì tutta la sua nobile famiglia. Dopo aver formato la
prima comunità cristiana, Marco desiderò far ritorno a Roma per rivedere Pietro.
Condusse con sé Ermacora - “uomo di salda fede e persona corretta” - affinché fosse
consacrato vescovo da Pietro in persona. Ritornato in patria, Ermacora continuò a
predicare con fervore, compiendo miracoli, battezzando, ordinando sacerdoti e diaconi, inviando missionari
nelle città della regione aquileiese. Ma ad Aquileia si insediò il nuovo preside Sebasto, e i sacerdoti pagani
gli chiesero di intervenire nei confronti di Ermacora, colpevole di sedurre il popolo con la nuova religione e
di allontanarlo dai templi degli dei romani. Sebasto lo fece arrestare immediatamente e gli intimò di abiurare
e di sacrificare agli dei pubblicamente. Al suo netto rifiuto, lo condannò alle consuete atroci torture;
Ermacora le sopportò tanto coraggiosamente da impietosire il popolo, che a gran voce chiese al preside di
farle cessare. Temendo disordini, irritato e impaurito Sebasto fece incarcerare Ermacora. Anche in cella il
vescovo continuò a pregare e a parlare di Cristo, cosicché Ponziano, il suo carceriere, convertitosi, chiese il
battesimo. Con l’aiuto di Ponziano molti aquileiesi poterono recarsi in carcere per ascoltare la predicazione
di Ermacora e convertirsi.
Questo fatto indispettì molto i sacerdoti pagani i quali, minacciosi, intimarono al preside di condannare il
vescovo alla pena capitale, come del resto era già stato fatto a Roma nei confronti di Pietro. Su richiesta dei
presbiteri, nominò suo successore il diacono Fortunato, ma sempre più impaurito dalle minacce il preside
decise di far decapitare di nascosto Ermacora insieme a Fortunato.
Ermacora e Fortunato sono Patroni delle Arcidiocesi di Udine e Gorizia e della regione Friuli-Venezia Giulia.
Nella nostra diocesi è dedicata loro la chiesa di Nove (Vittorio Veneto nord) e sono raffigurati in rilievo sullo
schienale della cattedra episcopale (attualmente in uso) in Cattedrale a Vittorio Veneto.

da leggere nel viaggio dopo pranzo verso Castelmonte
MADONNA DI CASTELMONTE
LEGGENDA. Un giorno il diavolo sfidò la Madonna. Le si mise di fronte e propose:
“Vediamo chi arriva per primo sulla cima di Castelmonte. Chi vince avrà la città di
Cividale”. La Madonna accettò la sfida e volarono via». A metà della salita al Santuario,
in località “Portici” la Madonna si appoggiò solo una volta su un sasso che porta il segno
del suo piede». Anche il Diavolo salì velocemente, ma all’atterraggio trovò la Madonna
che era già arrivata e stava ad aspettarlo. Sconfitto, andò a sprofondarsi nell’inferno
aprendo la voragine chiamata buco del Diavolo, che ancora oggi si può vedere sul vicino monte Spich».
Probabilmente, questa leggenda è nata dagli spaventi provocati dalle invasioni barbariche, quando le orde
passavano veloci, seminando danni e terrore.
STORIA
Fin qui la leggenda. Ora la storia.
Il santuario sorge a 618 metri sul livello del mare, nelle Prealpi Giulie, a 9 chilometri da Cividale del Friuli e a
25 da Udine. Il luogo fu originariamente una postazione militare romana. La fondazione del santuario è
probabilmente molto remota: alcuni indizi riportano ad un sacello forse del V-VII secolo.
Tenuto conto che Castelmonte era in territorio del Patriarcato d'Aquileia, caratterizzato da singolare fervore
mariano, è verosimile l'ipotesi che soldati romani cristiani della guarnigione di Cividale (allora "Forum Julii"),

o contadini che si erano rifugiati sulla cima del monte in occasione di qualche scorribanda compiuta da parte
di barbari venuti da est, abbiano portato lassù segni della loro fede e della loro devozione in un contesto nel
quale il culto mariano s'intrecciava con quello di S. Michele arcangelo (la cripta del santuario è dedicata,
infatti, all'Arcangelo guerriero). A san Michele, poi, erano particolarmente devoti i longobardi, giunti a
Cividale nel 568.
Si può pensare che già dai tempi dei longobardi e dei franchi (dal VI al IX secolo), pellegrini cristiani si
recassero numerosi a Castelmonte dal momento che un documento del 1244 ne parla con notevole
splendore: la chiesa di "Santa Maria del Monte" era in quel tempo una delle più importanti di tutto l'esteso
Patriarcato di Aquileia.
Purtroppo la documentazione scritta è piuttosto tardiva; il primo documento che nomina casualmente
"Santa Maria del Monte", per una questione di confini, è datato 18 maggio 1175.
Nel 1253 il santuario, già fortificato e custodito con le armi a protezione dei pellegrini e ingrandito fino a
diventare un borgo, passò in proprietà al Capitolo di Cividale: risale a quel periodo la costruzione di un portico
davanti alla chiesa per il ricovero dei pellegrini.
Altri lavori nella chiesa si resero necessari nella metà del XIV e nei primi decenni del XV secolo per adeguare
il santuario alle esigenze di un flusso sempre crescente di fedeli e per rafforzare le strutture difensive contro
i turchi. Il luogo, comunque, non fu mai sottoposto ad assedi.
Il 21 settembre 1469 un fulmine di inaudita potenza si abbatté sulla cima del monte facendo crollare il
campanile e gran parte della chiesa; si sviluppò quindi un furioso incendio che ridusse in cenere l'antica
effigie della Vergine e ridusse in rovine tutto il santuario. Per volere delle popolazioni vicine e per decisione
dei Canonici di Cividale si iniziò immediatamente la ricostruzione dell'intero complesso completata nel 1479,
anno in cui si concluse anche la pace fra l'impero ottomano e Venezia.
L'8 settembre 1479 si ebbe a Castelmonte un "grande perdono", con la partecipazione di tantissimi pellegrini.
Gli storici ritengono che, proprio in occasione di questo "grande perdono", sia stata intronizzata e benedetta
la statua in pietra della "Madonna viva", venerata tuttora a Castelmonte. La statua, scolpita in pietra, risale
ai primi decenni del Quattrocento ed è opera di un artigiano probabilmente locale della Scuola salisburghese.
Altre vicende sono iscritte nella secolare storia del santuario: come i terremoti del 1511 e del 1513 che
comportarono un ampio rifacimento della navata della chiesa e del suo pavimento.
Alla Vergine di Castelmonte il patriarca Francesco Barbaro (1593-1616) attribuì la preservazione del Friuli dal
protestantesimo, che aveva invece dilagato in altre regioni.
Nel 1647 mastro Iseppo Cantinella da Cividale diede inizio alla ricostruzione delle mura castellane e il 15
maggio 1744 il patriarca di Aquileia Daniele riconsacrò la chiesa.
Durante la seconda guerra mondiale, Castelmonte venne fatta due volte bersaglio dei cannoni tedeschi, il 6
e il 18 novembre 1943, a causa di reparti partigiani che vi si ritenevano annidati. La seconda volta il
bombardamento non durò a lungo perché un cannone scoppiò uccidendo un tedesco. La popolazione e i
Cappuccini si erano rifugiati nella cripta dove era stata portata anche la statua, che vi rimase per un anno e
mezzo.
Tra la fine degli anni '40 e gli anni '80 del secolo scorso il complesso assunse la configurazione attuale: nel
1930 la facciata della chiesa subì un profondo rifacimento, mentre il campanile del 1475, già modificato nel
XVII secolo, ebbe altre tre sopraelevazioni, l'ultima delle quali nel 1954.
Il terremoto del maggio e settembre 1976 squassò il Friuli causando mille morti. I frati di Castelmonte
proposero un pellegrinaggio al santuario, per propiziare la ricostruzione materiale e morale di quelle terre.
Da allora l'8 settembre di ogni anno vede migliaia di devoti, guidati dall'arcivescovo di Udine, salire a piedi
lassù per ringraziare la Madre di Dio e implorarne la protezione.

da leggere quando si vuole (o nel viaggio d’andata o di ritorno)
APOSTOLATO DELLA PREGHIERA
Cos’è l’Apostolato della Preghiera che organizza questo pellegrinaggio?
Questa istituzione nasce a Le Puy in Francia, il 3 dicembre 1844 in un seminario dei padri gesuiti. I seminaristi
si erano entusiasmati leggendo le lettere dei padri missionari in India e volevano anch’essi partire in missione
per salvare anime. Il loro direttore spirituale suggerì loro di praticare l’apostolato attraverso la preghiera in
attesa di impegnarsi direttamente nella missione una volta terminato il Seminario.
Così ebbe inizio l’Apostolato della Preghiera; in una casa di giovani religiosi e studenti, per fornire loro “un
mezzo per esercitare il loro zelo, unendosi all’apostolato molto nascosto, ma molto efficace del Cuore di Gesù,
che salva il mondo nel nascondimento del tabernacolo”.
Nel 1866 il beato Pio IX approvò i primi statuti e disse: “L’Apostolato della Preghiera non è una
congregazione, né una confraternita, ma una santa lega di zelo e di preghiera”.
In Italia si diffuse grazie all’opera dei Padri Barnabiti e di S. Caterina Volpicelli (1839-1894, fondatrice delle
Ancelle del Sacro Cuore), prima zelatrice (animatrice) in Italia.
A cosa serve questa Associazione di laici?
L'Apostolato della Preghiera aiuta a fare un cammino di fede per vivere quotidianamente il Battesimo e
l’Eucaristia nello spirito del sacerdozio comune (o battesimale) dei fedeli. Propone la devozione
alla spiritualità del Sacro Cuore di Gesù e invita a tre impegni personali:
1. l'offerta quotidiana della preghiera e di sé; 2. la consacrazione al Sacro Cuore; 3. la riparazione dei peccati.
Ogni mese riceve dal papa e dai vescovi le intenzioni che orientano la preghiera e che sono finestre aperte
sui problemi attuali del mondo.
La spiritualità e la pratica cristiana degli aderenti all’Apostolato sono:
a) La partecipazione alla Messa quotidiana e l’ascolto della Parola di Dio.
b) La Consacrazione al Sacro Cuore e l’offerta quotidiana della preghiera “Cuore Divino di Gesù”.
c) La devozione alla Madonna con la quotidiana recita del santo Rosario.
Cosa sono i primi nove venerdì del mese?
L’Apostolato della Preghiera ha promosso questa pia pratica secondo la rivelazione di Gesù alla monaca
francese S. Margherita Maria Alacoque (1647-1690).
Queste le parole della promessa di Gesù fatte alla santa:
A tutti quelli che, per nove mesi consecutivi, si comunicheranno al primo venerdì d'ogni mese, io prometto la
grazia della perseveranza finale: essi non morranno in mia disgrazia, ma riceveranno i Santi Sacramenti (se
necessari) ed il mio Cuore sarà loro sicuro asilo in quel momento estremo.
La pratica consiste nel sacramento della Confessione e nel partecipare alla Messa e ricevere con fede la Santa
Comunione. Ovviamente è indispensabile il desiderio di una sincera conversione.

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